Alimentazione caporalato free: dove fare la spesa?

Alimentazione caporalato free: dove fare la spesa?

Sentiamo – giustamente – tanto parlare di caporalato, di frutta e verdura italiana in mano alle agromafie. Ci sentiamo colpevoli di aver finanziato per decenni questo violento e pericoloso sfruttamento umano, e ora vogliamo agire.

Dove e cosa comprare, allora, per smettere di contribuire alla morte dei braccianti che lavorano per mettere il cibo sulle nostre tavole?

POMODORO ROSSO SANGUE

La filiera etica inizia il suo cammino dai campi di pomodoro dal Tavoliere delle Puglie. È proprio in questa regione che si coltiva il 40% della produzione nazionale di questo ortaggio, diventato simbolo dello sfruttamento dei braccianti agricoli e simbolo della ribellione contro questo sistema alimentare iniquo.

L’associazione fondata da Yvan Sagnet – sindacalista e attivista camerunese per i braccianti – è la prima rete internazionale che si occupa di tracciabilità e trasparenza delle etichette. È proprio nel Foggiano che nasce la prima certificazione anti-caporalato (NOCAP), che mira a contrastare le pratiche sporche e garantire ai produttori il prezzo giusto.

È proprio il prezzo della commercializzazione a rappresentare il problema. La Grande Distribuzione Organizzata strozza continuamente i prezzi di vendita dei prodotti alimentari, con pratiche scorrette come le aste a doppio ribasso, generando ripercussioni violente su tutta la catena produttiva. (Lo spiego meglio qui)

IAMME: marchio di passata di pomodoro, pelati, salsa di datterino, salsa di ciliegino e salsa di datterino giallo. Acquistabili online o nei supermercati Megamark del sud Italia.

SFRUTTAZERO: passata di pomodoro ideata dall’associazione Diritti a Sud, che prevede l’impiego di lavoratori locali o stranieri impiegati con contratti regolari nei campi di Nardò, Puglia.

FUNKY TOMATO: azienda di filiera partecipata. Il consumatore diventa ingranaggio attivo, attore nella stessa produzione della passata di pomodoro, acquistando preventivamente le passate di pomodoro. In questo modo finanzierà la produzione e i regolari contratti dei lavoratori.

GOOD LAND: progetto dell’associazione No Cap, con un modello produttivo che include la sostenibilità ambientale. La qualità del prodotto non è solo etica, poiché i campi seguono il metodo di produzione biologica. (Qui per sapere come acquistare)

TOMATO REVOLUTION: marchio di passate di pomodoro di Altromercato, che si affida ad aziende agricole libere da mafie e sfruttamento del lavoro nero. Sul sito trovate tutte le informazioni sul metodo di produzione bio e sulle aziende coinvolte nella filiera. Tracciabilità totale! (Qui per l’acquisto)

SPESA E ALTRI PRODOTTI

Al momento la certificazione “caporalato free” è limitata alla produzione di pochi prodotti, soprattutto nel sud Italia. In attesa che questa si sviluppi e raggiunga anche i supermercati e mercati del resto dello Stivale, possiamo fare affidamento su i piccoli produttori del nostro territorio. Sostenere il piccolo anziché sempre e comunque la Grande Distribuzione Organizzata è un passo importante. Ciò permette di fare rete, creando una comunità di persone, e non solo di consumatori.

Le alternative tra cui scegliere sono tante: mercati coperti, aziende agricole locali, vendita diretta. Potreste provare con i GAS – gruppi di acquisto solidale – che nascono dall’esigenza di una filiera corta e pulita. A Torino ce ne sono almeno 80, con cui acquistare prodotti etici, sostenibili e davvero a km0. Il funzionamento è semplicissimo: fate la spesa online e poi passate a ritirala nel vostro GAS più vicino.

Altrimenti ci sono i mercati dei Produttori Agricoli di Campagna Amica, luoghi in cui trovarvi difronte a chi ha coltivato e prodotto quel cibo che state acquistando. Vengono organizzati settimanalmente, in diversi luoghi della vostra regione. Consultate il sito per trovare quello più vicino a voi.

Sostenibilità in quarantena: libri per pessimisti frustrati

Sostenibilità in quarantena: libri per pessimisti frustrati

Inizio col dire che mi sono rotta le balle di questa falsa positività che dilaga sui social network. La quarantena fa indubbiamente schifo. A tutti. Se pensate il contrario, state mentendo innanzitutto a voi stessi. E poi mentite anche a noi poveracci frustrati. Noi che, in questa situazione, di positivo vediamo solo il distanziamento sociale da voi schizzati ottimisti.

Ecco, è chiaro. Le vibrazioni positive con annesse frasi motivazionali non sono il focus di questo articolo. Spiacente! Qui voglio sbattervi in faccia la realtà cruda e tutt’altro che felice in cui viviamo (con l’assenza del mio psicoterapeuta-punching ball-boyfriend, devo pur scaricare le mie insoddisfazioni su qualcuno).

Chiaro, l’incontro con questa infausta realtà avverrà per mezzo della lettura, perché lotta nonviolenta e divulgazione culturale semper!

  • “IL GRANDE CARRELLO. Chi decide cosa mangiamo” – Stefano Liberti e Fabio Ciconte

Un libro inchiesta scritto a quattro mani, da due giornalisti esperti della filiera agro-alimentare. Pensavi che il tuo carrello della spesa non si macchiasse di sangue? Leggi il libro e ripensaci!

Con questo testo siamo arrivati a Montecitorio, riuscendo a mettere legalmente fine alle sleali “aste a doppio ribasso”. Si tratta di una pratica assai diffusa nella Gdo, che permette al supermercato di accaparrarsi enormi partite di prodotto a prezzi stracciatissimi. Chi si sobbarca i costi di questo calo di prezzo? Chiaramente l’ultimo, e già più debole, anello della filiera alimentare: i braccianti agricoli. Questa lettura dovrebbe quindi renderci cittadini-consumatori più consapevoli, almeno al momento dell’acquisto.

  • “CHE MONDO SAREBBE” – Cinzia Scaffidi

Un saggio sfacciatamente ironico e potenzialmente femminista sulla pubblicità e i modelli sociali che questa ci (ma anche “si”) impone. Testo anche un po’ post-strutturalista, se vogliamo parlare in termini sociologici, che vuol far riflettere sulla potenza comunicativa degli spot pubblicitari, soprattutto quelli dell’alimentare.

Perché “la mamma è sempre la mamma”? Perché se il papà del mais Bonduelle prepara una cena romantica arrangiata per la figlia, è un bravo genitore 1? Come è cambiata la pubblicità negli ultimi anni? È davvero più inclusiva e meno normata dal gender? E, soprattutto, la comunicazione commerciale ci descrive?

  • “IL VALORE DELLE COSE E LE ILLUSIONI DEL CAPITALISMO” – Raj Patel

Ogni volta che discuto con qualcuno di economia della condivisione (ne parlo come se mi accadesse ogni giorno!), cito sempre il buon saggio Patel. Innanzitutto, questo libro ha il merito di aver reso a me comprensibili terminologie economiche e settoriali assai distanti dalla mia ratio. Gridavo quasi al miracolo!

Altro elemento che gioca a suo favore: è super scorrevole. Ditemi se è una qualità riscontrabile in tutti i saggi di economia! No, infatti.
Mi ha poi aiutata a ragionare sui costi nascosti delle cose che acquistiamo. Perché un hamburger di qualsiasi fast-food costa così poco? Perché, invece, i prodotti sostenibili costano indubbiamente di più? (Qui trovate la risposta, non ringraziatemi)

“Ogni volta che comperiamo una banana il 45 per cento di ciò che paghiamo va al rivenditore, il 18 per cento all’importatore, il 19 per cento viene assorbito dai costi di trasporto, mentre alla compagnia che controlla la piantagione spetta circa il 15 per cento. Al contadino, a colui che ha lavorato la terra e si è impegnato concretamente per far crescere il frutto, resta meno del 3 per cento: una miseria.” (La tocca piano, mi sembra chiaro)

Insomma, l’obiettivo di Patel è chiaramente ambizioso – ed anche un po’ nobile, se chiedete a me – ed il suo lavoro potrebbe aiutarci a rivalutare il mercato finanziario di oggi. Un “vai-a-stendere” al neoliberalismo molto pacato e tipicamente british!