Sostenibilità in quarantena: libri per pessimisti frustrati
Inizio col dire che mi sono rotta le balle di questa falsa positività che dilaga sui social network. La quarantena fa indubbiamente schifo. A tutti. Se pensate il contrario, state mentendo innanzitutto a voi stessi. E poi mentite anche a noi poveracci frustrati. Noi che, in questa situazione, di positivo vediamo solo il distanziamento sociale da voi schizzati ottimisti.
Ecco, è chiaro. Le vibrazioni positive con annesse frasi motivazionali non sono il focus di questo articolo. Spiacente! Qui voglio sbattervi in faccia la realtà cruda e tutt’altro che felice in cui viviamo (con l’assenza del mio psicoterapeuta-punching ball-boyfriend, devo pur scaricare le mie insoddisfazioni su qualcuno).
Chiaro, l’incontro con questa infausta realtà avverrà per mezzo della lettura, perché lotta nonviolenta e divulgazione culturale semper!
- “IL GRANDE CARRELLO. Chi decide cosa mangiamo” – Stefano Liberti e Fabio Ciconte
Un libro inchiesta scritto a quattro mani, da due giornalisti esperti della filiera agro-alimentare. Pensavi che il tuo carrello della spesa non si macchiasse di sangue? Leggi il libro e ripensaci!
Con questo testo siamo arrivati a Montecitorio, riuscendo a mettere legalmente fine alle sleali “aste a doppio ribasso”. Si tratta di una pratica assai diffusa nella Gdo, che permette al supermercato di accaparrarsi enormi partite di prodotto a prezzi stracciatissimi. Chi si sobbarca i costi di questo calo di prezzo? Chiaramente l’ultimo, e già più debole, anello della filiera alimentare: i braccianti agricoli. Questa lettura dovrebbe quindi renderci cittadini-consumatori più consapevoli, almeno al momento dell’acquisto.
- “CHE MONDO SAREBBE” – Cinzia Scaffidi
Un saggio sfacciatamente ironico e potenzialmente femminista sulla pubblicità e i modelli sociali che questa ci (ma anche “si”) impone. Testo anche un po’ post-strutturalista, se vogliamo parlare in termini sociologici, che vuol far riflettere sulla potenza comunicativa degli spot pubblicitari, soprattutto quelli dell’alimentare.
Perché “la mamma è sempre la mamma”? Perché se il papà del mais Bonduelle prepara una cena romantica arrangiata per la figlia, è un bravo genitore 1? Come è cambiata la pubblicità negli ultimi anni? È davvero più inclusiva e meno normata dal gender? E, soprattutto, la comunicazione commerciale ci descrive?
- “IL VALORE DELLE COSE E LE ILLUSIONI DEL CAPITALISMO” – Raj Patel
Ogni volta che discuto con qualcuno di economia della condivisione (ne parlo come se mi accadesse ogni giorno!), cito sempre il buon saggio Patel. Innanzitutto, questo libro ha il merito di aver reso a me comprensibili terminologie economiche e settoriali assai distanti dalla mia ratio. Gridavo quasi al miracolo!
Altro elemento che gioca a suo favore: è super scorrevole. Ditemi se è una qualità riscontrabile in tutti i saggi di economia! No, infatti.
Mi ha poi aiutata a ragionare sui costi nascosti delle cose che acquistiamo. Perché un hamburger di qualsiasi fast-food costa così poco? Perché, invece, i prodotti sostenibili costano indubbiamente di più? (Qui trovate la risposta, non ringraziatemi)
“Ogni volta che comperiamo una banana il 45 per cento di ciò che paghiamo va al rivenditore, il 18 per cento all’importatore, il 19 per cento viene assorbito dai costi di trasporto, mentre alla compagnia che controlla la piantagione spetta circa il 15 per cento. Al contadino, a colui che ha lavorato la terra e si è impegnato concretamente per far crescere il frutto, resta meno del 3 per cento: una miseria.” (La tocca piano, mi sembra chiaro)
Insomma, l’obiettivo di Patel è chiaramente ambizioso – ed anche un po’ nobile, se chiedete a me – ed il suo lavoro potrebbe aiutarci a rivalutare il mercato finanziario di oggi. Un “vai-a-stendere” al neoliberalismo molto pacato e tipicamente british!