Quando si parla di sostenibilità, la critica che sento è sempre la stessa:
Eh, però questi prodotti attenti all’ambiente costano troppo, non ti pare?
Ecco, mi spiace scomodare anche solo per un attimo il saggio Oscar Wilde, ma qui mi pare proprio opportuno. Il buon vecchio Oscar, ormai qualche tempo fa, scrisse che “tutti conoscono il prezzo di tutto, ma nessuno conosce il valore di niente”. Questo aforisma, assai valido nell’Ottocento, direi che risulta ad oggi ancora attualissimo.
Nel mercato globale odierno, ormai saturo, emergere e distinguersi dalla concorrenza (spietata) è sempre più complesso. Anche per gli stessi consumatori, leggere le etichette – e cercare di decifrarle – ed interpretare le certificazioni o la provenienza degli ingredienti è un’azione pressoché impossibile. Soprattutto quando la stragrande maggioranza dei consumatori si concentra su un solo fattore: il prezzo.
McDonald’s vende il suo celebre Big Mac, un panino completo di carne, con tanto di aggiunte e salse, a soli 2,50€. Nella mente di un consumatore quindi attento al prezzo, tutto ciò che costa più di questa cifra, anche se più sostenibile, diventa inspiegabilmente costoso.
Ma se vi dicessi che, paradossalmente, un Big Mac ci costa di più rispetto ad un qualsiasi panino di un ristorante “sostenibile”? Mi predereste per pazza?
Qual è il vero valore di un Big Mac?
Secondo le stime, dietro all’infausto panino si nasconde un’impronta ecologica altissima. McDonald’s determina ogni anno, con la sola produzione di questo panino, emissioni inquinanti gigantesche (negli USA, produce 1,2 milioni di tonnellate di CO2). A ciò si aggiungono anche l’impatto ambientale dello sfruttamento delle falde acquifere, l’impoverimento del suolo, i costi sanitari del trattamento di malattie dovute ad abitudini alimentari poco felici.
McDonald’s però non paga nulla di tutto ciò. Nessuno di questi costi si riflette sul prezzo che paghiamo quando ordiniamo la nostra scontatissima cena al McDonald’s. Però qualcuno questi costi li dovrà pur pagare, no?
Questo qualcuno siamo proprio noi. O meglio, la società nella sua interezza, che paga i costi dei disastri ambientali, delle migrazioni climatiche, le conseguenze sanitarie dell’obesità e malattie cardiovascolari.
Se pensate che tutto ciò sia una barzelletta mal raccontata, pensate anche che la carne degli hamburger McDonald’s è ingrassata in gran parte a mais, una delle coltivazioni più incentivate da parte dei governi del mondo e soprattutto negli USA. Il mais “sussidiato” negli Stati Uniti fa risparmiare in media 562 milioni di dollari all’anno ad aziende come McDonald’s. In più, i costi della sanità pubblica per curare le malattie legate all’alimentazione ed eccessivo consumo di carne si aggirano attorno ai 30-60 miliardi di dollari annui negli USA.
Se dovessimo sommare quindi tutti questi costi, sociali ed ambientali, nascosti, un semplice Big Mac dovrebbe costare all’incirca 200€. Per rispondere quindi alla domanda iniziale, i beni e servizi prodotti in maniera sostenibile sembrano più cari, perché i loro equivalenti più economici vanno a risparmio nel breve periodo, ma a lungo termine generano costi che dovranno essere poi pagati e sostenuti da noi tutti.
Insomma, un Big Mac ti dà l’impressione di star risparmiando oggi, ma un domani (nemmeno poi così lontano, francamente) pagherai un conto salato per ciò che hai mangiato.