Partiamo dal presupposto che, se non usate la crema solare, la vostra irrefrenabile positività non sarà mai abbastanza per garantirvi il superamento della soglia dei 60 anni. La protezione solare non dovrebbe mai mancare, in nessun caso. Così al mare, così in montagna. Così in cielo, così in terra. Ed anche un po’ in città.
Il compito che affidiamo a queste creme è appunto quello di proteggerci dalle, altrimenti nocive, radiazioni ultraviolette del sole. Tuttavia, molti solari che troviamo normalmente in commercio sono potenzialmente dannosi per l’ambiente marino. Questo dipende dalle formulazioni e dagli ingredienti che troviamo nel tubetto di crema o spray.
Capiamoci meglio, che non fa mai male.
FILTRI CHIMICI VS FILTRI FISICI
I solari lavorano attraverso l’azione di filtri, che possono essere di diversa natura. Quelli più diffusi e largamente commercializzati sono i filtri chimici, che assorbono le radiazioni del sole, scomponendole. “In cambio”, rilasciano energia sotto forma – generalmente – di calore. Li incontriamo nelle creme solari più comuni (o come piace dire a me: “da supermercato”), data la loro iper-spalmabilità e il costo irrisorio della loro produzione.
Questo non vuol dire però che facciano sempre bene, a noi o all’ambiente. Non mi addentrerò nella questione medica: la lascio a chi ne sa ben più di me. Voglio però farvi riflettere sulla questione ecologica.
Molti solari con filtri chimici contengono diversi composti potenzialmente dannosi. Un esempio è l’ossibenzone (Benzophenone-3), un composto organico genotossico per i coralli. Questo mette a rischio la barriera corallina, già parzialmente distrutta, e la sua capacità di resilienza al cambiamento climatico. Inibisce, inoltre, in alcune specie marine la capacità produttiva di uova e quindi la sopravvivenza della specie stessa.
In opposizione ai filtri chimici, la ricerca ha formulato creme contenenti invece filtri fisici. Agiscono sulla pelle in maniera meccanica, un po’ come uno specchio. Questi sono preferibili perché il loro impatto ambientale è nettamente più basso (anche se non è zero).
La verità è che nessuna crema solare attualmente sul mercato è davvero al 100% sostenibile. I filtri fisici spesso sono a base di biossido di titanio e/o di ossido di zinco. Anche questi composti, una volta liberati in acqua, avranno delle conseguenze sull’ecosistema marino. Le nanoparticelle di ossido di zinco e biossido di titanio si ritengono essere più ecocompatibili rispetto all’ossibenzone, ma interferiscono comunque con la fotosintesi delle alghe utili, conducendo allo sbiancamento dei coralli. Il consiglio è quindi quello di NON indossare creme solari di alcun genere quando si visita la barriera corallina. Potrete, solo successivamente, una volta usciti dall’acqua, spalmarvi la protezione. In questo modo, eviterete davvero OGNI impatto negativo sull’ambiente marino.
CREME BIO E SOSTENIBILI: I MIEI CONSIGLI NON RICHIESTI
Ho testato due formulazioni, entrambe con certificazione bio e ipollargeniche. Ci tengo a precisare che per il momento il packaging di entrambi i marchi è ancora in plastica, ma la direzione presa dalle aziende è quella low waste. Tempo al tempo ed arriva anche una confezione plastic free.
- Alga Maris, con protezione 50+ e filtri unicamente fisici: la formulazione è spray, davvero facilissima da stendere. Ingredienti naturali, con certificazione biologica. Perfetta per viso e corpo. Piccola nota: essendo resistente all’acqua, per rimuoverla sarà necessario passare un olio per sciogliere bene il prodotto e tirarlo via. (Qui il link per acquistarla)
- BeOnMe con protezione 50+ e filtri fisici: la formulazione questa volta è in crema, più difficile da stendere, ma è l’ideale per coprire i tatuaggi. L’azienda è italiana – di Trento, se vogliamo mettere i puntini sulle i – e gli ingredienti biologici certificati. Altro big plus: il prodotto è adatto ai vegani. (Qui il link per acquistarla)