Comprare scarpe sostenibili non è più un’utopia

8 Ott 2020

La scarpe sono un tipico prodotto dell’industria della moda fast e consumista. La verità è che siamo stati abituati male: compriamo un paio di scarpe da ginnastica ad ogni inizio stagione, facendoci guidare da trend effimeri e passeggeri, senza troppo pensare alla qualità o, addirittura, al nostro conto in banca.

Consideriamo innanzitutto che, secondo i dati Unicef, il lavoro minorile è ancora largamente impiegato, soprattutto nel settore del fashion. Molti bambini e bambine vengono prelevati da aree rurali, di paesi come il Bangladesh e l’India, per lavorare senza protezioni o tutele nelle fabbriche, non a norma, delle città. Questo avviene perchè gran parte della catena di approvvigionamento e produzione richiede manodopera poco qualificata e a costi ridicoli. Nella raccolta del cotone, ad esempio, il lavoro minorile è uno scoglio importante: i datori di lavoro preferiscono assumere i bambini per le loro dita piccole e snelle, poichè non danneggerebbero il raccolto. Vengono così impiegati nella raccolta e nell’impollinazione manuale delle piante di cotone, ma anche nella fase di taglio, cucito e assemblaggio.

Altro elemento da tenere a mente è il costo ambientale della produzione. Gli scarti produttivi, gli agenti chimici inquinanti, il packaging insostenibile e la concia della pelle con metalli pesanti sono le prime conseguenze di una produzione di scarpe nociva per persone ed ambiente. Qui voglio invitarvi a ragionare insieme a me: una realtà possibile e alternativa esiste già. Rivalutiamo il nostro modo di consumare. Non siamo solo spettatori: possiamo diventare co-produttori, finanziando e motivando una cambiamento; per una moda che sia inclusiva, rispettosa e sicura per tutti – Pianeta compreso.

1- WOMSH
Iniziamo col botto. Dal 2014, Womsh produce scarpe ecosostenibili nel completo rispetto della Terra. La trasparenza è ciò che li rende unici: progettano, fabbricano e confezionano scarpe e stivali in Italia, scegliendo attentamente le materie prime e i fornitori. Manifattura artigianale italiana e produzione etica sono alla base del modello produttivo di Womsh.
L’azienda si alimenta per il 90% di energia pulita, ottenuta da fonti rinnovabili. La pelle utilizzata è ottenuta dagli scarti produttivi di sola origine europea. In questo modo, si limitano gli sprechi e si rimettono in circolo le risorse. Inoltre, nel realizzare la pelle concia vengono adoperate materie prime atossiche; in questo modo si può contiene la produzione di rifiuti pericolosi e di emissioni nocive per la salute e per l’ambiente.
It’s a win-win!

Womsh è stata anche tra le prime aziende di scarpe eco-friendly a realizzare una linea totalmente vegana, a base di Apple Skin. Si tratta di un materiale nuovo, tutto italiano, realizzato a partire da materie prime biodegradabili, provenienti da fonti rinnovabili. Una similpelle ottenuta dalle bucce e scarti produttivi della produzione di mele. Rivoluzionarie!

Qui il link per lo shop di Womsh.

2- ID EIGHT
Sneakers genderless, realizzate con foglie di ananas, raspi e semi d’uva, bucce e torsoli di mele, cotone biologico e plastica riciclata. Sono scarpe disancorate dei vecchi e malsani concetti della fast fashion; l’obiettivo è quello di creare un progetto circolare ed inclusivo, dove al centro ci sono l’ambiente e le persone che lo vivono.

La struttura di ID EIGHT è quella della slow fashion. Due modelli di scarpe – Hani e Duri – ispirati ai colori e all’estetica degli anni ‘90, entrambi rivolti a qualsiasi genere. Basta con il binomio uomo-donna. Non c’è stagionalità o ritmi forsennati: si segue una produzione lenta e virtuosa, senza sfruttamento dei lavoratori o del suolo.

Anche qui, le scarpe sono cruelty free! La pelle non è di origine animale, ma ottenuta invece dalla bio-polimerizzazione delle bucce e scarti produttivi di mele, prevenienti da aziende italiane. Mentre il Pinatex è realizzato con foglie di ananas, coltivate eticamente nelle Filippine.

Qui il link per lo shop di ID EIGHT.

3- WILDLING SHOES
È come camminare scalzi! I due fondatori hanno scelto di produrre scarpe innanzitutto per i loro figli, cresciuti a piedi scalzi in Israele. La maggior parte della scarpe che usiamo, soprattutto quelle per bambini, finiscono per modificare e alterare in negativo la crescita del piede, a causa di una struttura della suola pensata male. È proprio qui che interviene Wilding Shoes! Ispirandosi ai ninja boots giapponesi e rivoluzionando la suola, l’azienda tedesca riesce a offrire ad adulti e piccini una flessibilità assoluta nei punti di maggior pressione per il piede.

I materiali impiegati nella realizzazione della scarpe sono tutti naturali e sostenibili; cotone biologico, canapa, lana cotta e sughero, provenienti da produzioni e piccole imprese europee e/o tedesche. La trasparenza e la garanzia sono fondamentali nella visione dell’azienda. Non c’è sovrapproduzione! Insomma, queste scarpe ci rimettono in contatto con la natura, con il suolo che calpestiamo ogni giorno, per esplorare in modo sostenibile il Pianeta che abitiamo, senza però tradire i nostri piedi!

Qui il link per lo shop di Wildling.

Nota bene: tutte le scarpe da me menzionate in questo articolo sono state valutate, testate e approvate dei miei stessi magici piedini. Hanno perciò superato a pieni voti le mie ferree analisi: sono Gigi approved!